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LA LISCIVIAZIONE (lo lussù)
L’antico metodo usato per pulire a fondo la biancheria, consisteva nella lisciviazione. Per questa operazione, si adoperavano grandi tini di legno a doghe (detti “tsana”) muniti, in basso, di un foro chiudibile mediante tappo in legno. Nel tino veniva posta la biancheria da lavare (lè baguie pouèe); sopra il tino, opportunamente assicurato da una fune stretta tutt’attorno al recipiente, veniva steso un telo di stoffa sul quale veniva deposta una spessa coltre di cenere (la séndra) prelevata dal focolare domestico. Su un fuoco robusto, acceso all’aperto nei pressi del grande tino, veniva appeso un capace paiolo colmo d’acqua. Una prima volta, si versava sopra la cenere dell’acqua tiepida fino a quando la biancheria fosse bene ammollata di acqua mista alla cenere filtrata dal telo; la seconda volta, rinnovata la coltre di cenere, si ripeteva l’operazione versando acqua ben calda; la terza, si adoperava acqua bollente. Dopo aver versata l’acqua, ogni volta, si attendeva un tempo conveniente in modo la lasciare agire la liscivia, quindi si apriva il foro alla base del tino e si faceva colare l’acqua in un mastello. L’operazione, a seconda della quantità di biancheria da lavare, poteva durare varie ore e, a volte – specie quando gli uomini tornavano dagli alpeggi dopo l’estate – si protraeva per l’intera notte. Il lavaggio della biancheria, cui partecipavano varie donne prestandosi mutuamente aiuto, offriva ad esse uno spazio propizio per la socializzazione femminile, lontano da orecchi indiscreti. Nelle pause, le lavandaie consumavano i cibi che avevano portato con loro i quali venivano distribuiti comunitariamente. In autunno, si usava mangiare castagne cotte nel latte. Una volta sottoposta alla lisciviazione, la biancheria veniva rischiarata in acqua corrente (operazione detta “rinchì”) in modo da asportare ogni residuo di cenere. Alla fine dell’inverno, quando ormai primavera era iniziata, si procedeva a un altro grande lavaggio pulendo a fondo la biancheria che, durante l’inverno, era stata lavata sommariamente nell’acqua del torrente, o in quella de lo boueul: il lavatoio pubblico.